Nato a Buronzo (Vercelli) l'11 giugno 1944, Sergio Givone si è laureato in filosofia a Torino con Luigi Pareyson.
E' professore ordinario di Estetica nell'Università di Firenze dal 1991. Ha insegnato la stessa disciplina nelle università di Perugia e di Torino.
E' stato Humboldt-Stipendiat presso l'università di Heidelberg. Ha tenuto conferenze e cicli seminariali nelle seguenti università straniere: Stanford (Usa), Columbia (Usa), Sorbona (Francia), Paris VIII (Francia), Lille (Francia), Heidelberg (Germania), Stoccarda (Germania), Autonoma di Madrid (Spagna), Complutense di Madrid (Spagna), Barcellona (Spagna).
E' stato visiting professor all'università di Girona (Spagna).
Collabora a giornali e riviste, fra cui "Paradosso" di cui è stato condirettore, insieme a C. Sini, M. Cacciari e V.Vitiello.
Partecipa a un gruppo di ricerca diretto dal prof. Franco Bianco dell'università di Roma III sulla filosofia classica tedesca.
Opere
La storia della filosofia secondo Kant, l972; Hybris e melancholia, Milano, 1974; William Blake. Arte e religione, Milano, 1978; Ermeneutica e romanticismo, Milano, 1983; Dostoevskij e la filosofia, l984; Storia dell'estetica, Roma-Bari, 1988; Disincanto del mondo e pensiero tragico, Milano, 1988; La questione romantica, l992; Storia del nulla, Laterza, Roma-Bari, l996.
Pensiero
L'interesse di Sergio Givone per l'estetica nasce da un modo di concepire la filosofia come un discorso che trova i suoi contenuti fuori di sé: nell'arte appunto, nel mito, nella rivelazione religiosa. La filosofia non è se non interpretazione di questi contenuti, volta a rilevarne il valore universalmente comunicabile, al di là del gusto e della fede. Questo non significa che egli si riconosca nell'area di pensiero indicata come ermeneutica. Piuttosto che autoriflessione sul carattere interpretativo del discorso filosofico, quella di Givone vuol essere interpretazione in atto di quei testi in cui arte e religione chiamano in causa la filosofia. Per questa via egli è tornato a interrogarsi sulla portata del Romanticismo, riconoscendo in quel movimento l'origine storica di una problematizzazione del valore di verità dell'esperienza estetica, che ancora oggi appare densa di implicazioni e tutt'altro che esaurita. Givone, infine, trova un punto di convergenza di arte e religione nella nozione di "pensiero tragico". Con questo termine egli non intende ripristinare una visione eroica o patetica dell'esistenza, che non più essere nostra, ma sottolineare l'attualità di un pensiero che non arretra di fronte al carattere irriducibilmente enigmatico dell'essere e dell'esistere.
Contributi dell'autore all'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche:
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